L'intervento
sull'area di villa Brannetti, importante residenza extraurbana seicentesca
oggi alla periferia di Viterbo, prevede, oltre al restauro della stessa,
un progetto di riqualificazione dei suoi spazi aperti di pertinenza,
con realizzazione di una struttura alberghiera di medie dimensioni.
A questa si attribuisce un ruolo di organizzazione della polarità
periferica e di integrazione del manufatto di notevole pregio artistico
al fine di individuarne un possibile uso attuale.
L'edificio
da destinarsi ad albergo ricalca planimetricamente le giaciture sedimentatesi
nel tempo e connesse alle geometrie degli spazi aperti di pertinenza
dell'antica villa: un corpo ad elle di tre piani, impostato sulla
quota altimetrica della villa stessa, definisce, conclude e valorizza
il dialogo con la fabbrica seicentesca realizzando una lunga prospettiva
che termina nell'intersezione fra le due maniche di cui è composto.
L'angolo del manufatto alberghiero è quindi completamente svuotato
dando luogo a una sorta di enorme finestra urbana a tutta altezza
che inquadra villa Brannetti rendendola otticamente parte della città
e riscattandola da un isolamento derivato dal casuale e indisciplinato
accrescimento della città a macchia d'olio